La chiesa è dedicata ad una santa il cui culto era popolare fra le popolazioni slave e la sua presenza è probabilmente connessa all'immigrazione slava e balcanica che ebbe luogo nel XV secolo verso le Marche; testimonia verosimilmente l'esistenza di una comunità di dalmati, insediata appunto nella località chiamata Santa Veneranda.
Al suo interno è ancora presente un ricco apparato decorativo. In primo luogo un elaborato altare con decori architettonici in legno e stucco, datato 1616, che incornicia al centro un affresco quattro-cinquecentesco, raffigurante una Madonna con bambino, San Sebastiano e Santa Veneranda, qui trasportato da una scomparsa celletta e restaurato in passato ad opera dell'Assindustria.
Inoltre, al di sopra dell'accesso originale, è presente una cantoria lignea, che accoglieva l'organo, il cui parapetto offre anch'esso un bel dipinto raffigurante il martirio della santa fra girali vegetali.
Dopo l'erezione di una nuova sede parrocchiale avvenuta nel 1972, la vecchia chiesetta è stata lentamente abbandonata ed è sopraggiunto il totale degrado, recentemente favorito anche dalle vibrazioni prodotte dal traffico a dagli urti degli autocarri con la struttura dell'arco a cui la chiesa è collegata. La Fondazione Scavolini ha condotto un vasto programma di interventi, sia di consolidamento della struttura muraria che di recupero degli apparati decorativi interni.
Particolare attenzione è stata dedicata al recupero degli elementi pittorici e decorativi originali, così da riportare la struttura alla vivace cromia che la segnava in origine e restituire la gioiosa atmosfera di una chiesa di campagna, espressione viva della religiosità popolare e elemento di identità per una comunità contadina.
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Alberto Marchetti
Progetto e Direzione lavori -
Franco Panzini
Coordinamento -
ICOR DORICA, Piobbico
Restauro architettonico e consolidamenti -
Il Compasso di Michele Papi & C. snc, Urbino
Restauro degli apparati decorativi