La Biblioteca San Giovanni

1998-2002

Nel 1998, il sindaco della città di Pesaro, per ovviare alle solite insufficenze finanziarie e ad una normativa in quel momento confusa in merito all’assegnazione d’incarichi di rilievo, fece la proposta di coinvolgere, nella redazione del progetto la Fondazione Scavolini.

La quale accetta; viene redatto un protocollo d’intesa fra i due enti, con il quale la Fondazione si impegna a donare al Comune il progetto definitivo per il recupero del complesso di San Giovanni e del suo giardino; complesso che all’epoca non ha ancora destinazione, se non quella generica di centro sociale.
La realizzazione della nuova biblioteca centrale della città era infatti già preventivata, ma in un differente edificio storico.

Per assegnare l’incarico progettuale, la Fondazione Scavolini avvia una rapida selezione fra professionisti che avevano fornito prova di particolare sensibilità in interventi di recupero d’edifici storici; al termine l’opera viene commissionata in forma congiunta agli architetti Danilo Guerri e Massimo Carmassi; a Franco Panzini viene assegnato il disegno delle aree verdi.
L’itinerario diviene da quel momento quello dei progetti pubblici: viene predisposto il progetto preliminare, che è approvato dal Comune, e poi il definitivo, la cui redazione è opera del solo Guerri, giacché Carmassi si è nel frattempo ritirato per i troppi impegni progettuali del suo studio.
Nel 1999 il progetto definitivo dell’intervento è consegnato al Comune.
In quell'anno si apre l’imprevista possibilità dei fondi statali stanziati per il giubileo del 2000, e non ancora assegnati.
Il Comune, decide di mettere in gioco il San Giovanni; la presenza di un progetto pronto si rivela una carta vincente.

Dopo decenni d’ozio, i tempi della storia per il San Giovanni si fanno frenetici. Viene completato il progetto esecutivo e appaltato l’intervento: parzialmente entro il 2000 e integralmente entro l’inizio del 2001 le opere preventivate vengono completate.
Nel giugno 2002, collocati anche gli arredi interni la biblioteca si apre e la città scopre con stupore un nuovo brano di città, laddove era prima un abbandonato insieme di edifici in rovina.
La scoperta è fortemente aiutata da un segno progettuale che non si è limitato al recupero dell’esistente, ma gli ha aggiunto un senso contemporaneo; quel senso che l’edificio aveva integralmente perso nelle vicende delle sue tante trasformazioni. Il complesso su due piani che contiene al suo interno la biblioteca è infatti segnato da interventi progettuali i quali caratterizzano fortemente l’edificio all’interno, ma soprattutto al suo esterno.

Due nuovi accesi sono stati configurati alle estremità giustapposte: il principale è costituito da un’alta asola vetrata aperta nella cortina muraria del prospetto del convento che aggetta sulla principale via di accesso: l’asola echeggia le forma degli arconi termali, ‘all’antica’, che segnano il prospetto dell’adiacente chiesa di San Giovanni. L’arcone vetrato della biblioteca è visibile dalla e genera un forte impatto che segnala con decisione l’ingresso.
L’accesso secondario, all’estremità opposta dell’edificio, avviene invece attraverso un corpo aggiunto in vetro e legno, all’interno del quale è stato collocato uno spazio caffè con ballatoio: un “caffè letterario” che accoglie i visitatori della biblioteca. Lungo tutto lo svolgimento del corpo della biblioteca, che ha una configurazione a L, a cingere uno spazio verde che ospitava in passato gli orti del convento, è stato aggiunto all’edificio un lungo porticato con capriate in legno e copertura trasparente: una passeggiata pubblica protetta, alta quanto l’edificio stesso, che media il rapporto delle sale della biblioteca con l’esterno.
L’interno, su due piani tranne che in corrispondenza dell’accesso principale, dove è stato collocato uno spazio a tutta altezza che funge da distribuzione per i due livelli, conserva la partizione antica.

Le principali sale di lettura, sovrapposte, sono collocate nelle due maggiori aule del complesso: la capitolare ed il refettorio.
Al piano superiore, la presenza di un lungo corridoio, che in passato dava accesso alle celle dei monaci, ha dato lo spunto per una sistemazione di grande effetto, che evoca nelle forme compositive le biblioteche storiche. Il lungo spazio, illuminato dall’alto, è stato suddiviso attraverso ballatoi metallici e in legno in due livelli sovrapposti in cui sono collocati tavoli di consultazione e studioli singoli.


Nel medesimo complesso conventuale dove è la biblioteca, sono stati ricavati e distribuiti in due distinti nuclei, anche un certo numero di alloggi convenzionati, i quali danno all’insieme quella continuità di uso, che rende il luogo una parte viva di città.

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