Il volume presenta la edizione critica di un manoscritto di soggetto "pesarese", conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma: le Iocundissimae disputationes di Martino Filetico.
Il Filetico, allievo del maggiore maestro di latino del quattrocento, Guarino Veronese, fu a Pesaro fra il 1458 e il 1460, periodo nel quale venne incaricato di curare l'educazione dei figli di Alessandro Sforza, signore di Pesaro: Battista e Costanzo. La prima era destinata, appena quattordicenne ad andare in sposa a Federico da Montefeltro, il secondo a succedere al padre nella signoria della città.
Quando nel 1460 Battista, dopo il matrimonio con Federico da Montefeltro, si trasferirà ad Urbino, sarà seguita dal Filetico, che avrà il compito di attendere all'educazione di un figlio naturale di Federico, oltre che di continuare ad assistere Battista, che il nuovo rango di contessa non aveva distolto dall'amore per gli studi.
E' durante quel soggiorno urbinate a fianco di Battista che, a partire dal 1462, Filetico scrisse le Iocundissimae disputationes; esse riproducono tre giornate di conversazioni tra l'autore stesso e i suoi giovani discepoli, Battista e Costanzo Sforza. Filetico costruisce una sorta di viaggio attraverso gli studi compiuti in comune dai due fratelli, durante il periodo in cui, a Pesaro, era stato loro maestro.
Ne esce un interessante testimonianza sull'amore per le lettere coltivato nella piccola corte pesarese. Protagonista assoluta dello scritto è la colta Battista, degna erede della madre Costanza Varano, morta ventunenne nel dare alla luce il secondogenito, che in vita aveva avuto fama di letterata e di donna straordinariamente colta; il più giovane Costanzo ha nel dialogo, rispetto alla colta sorella, il ruolo dell'allievo che non ha ancora maturato la pienezza degli studi.
Scevola Mariotti
Presentazione
Guido Arbizzoni
Vita e scritti di Martino Filetico
Le Iocundissimae disputationes
Iocundissimae disputationes