La Gigantomachia è uno degli argomenti più tipici dell'epica classica; narra la mitica lotta per il predominio dell'Olimpo intrapresa contro Giove da Titani e Giganti, e terminata con la loro disfatta.
Una Gigantomachia , in esametri latini e divisa in quattro libri, è contenuta in un manoscritto conservato presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro. Non reca l'indicazione dell'autore; autorevoli attestazioni erudite locali concordano tuttavia nell'assegnare all'erudito e diplomatico Fabio Barignani, vissuto nel XVI secolo, la paternità del poema. La tradizione erudita pesarese risulta del resto confermata dal confronto effettuato, nel corso del lavoro per la produzione dell'edizione critica, tra la scrittura delle lettere autografe del medesimo autore conservate presso l'Archivio di Stato di Firenze e quella del manoscritto della Gigantomachia.
Fabio Barignani nacque a Pesaro nel 1532, e dopo avere seguito studi giuridici, nel solco di una tradizione di famiglia ben consolidata, compì per tutta la sua vita una lunga attività di diplomatico per i duchi pesaresi: Guidobaldo II e poi Francesco Maria II della Rovere.
La Gigantomachia venne composta dal Barignani fra il 1550 e il 1574, anno della morte di Guidobaldo II della Rovere;nei confronti di questo duca l'opera ha chiari intenti encomiastici. Nelle antiche versioni del mito Giove aveva avuto bisogno dell'aiuto di Ercole per vincere i Giganti; il poeta e diplomatico roveresco si figura invece che il re degli dei si rivolga al duca Francesco Maria I, signore di Pesaro e che all'intervento di questo e del figlio Guidobaldo debba la sua vittoria: per ricompensa il duca viene assunto in cielo fra gli dei.
Scevola Mariotti
Presentazione
Giorgio Nonni
Introduzione
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Le opere
Gigantomachia
Apparato critico